La chiesa fu costruita nel 1490 circa, dagli Albanesi, e si erge sul colle di S. Nicola, primo nucleo abitativo delle colonie albanesi, stanziatisi negli ultimi decenni del XV secolo.
La chiesa venne eretta sotto il nome di S. Marco e S. Nicolò. La facciata, appartenente alla scuola del basso medioevo, si presenta con un tetto a campana, campanile e rosone centrale. Il campanile, alto 15 metri, affianca la chiesa, assieme ai locali annessi che fungono da sacrestia. Questo venne gravemente danneggiato da un fulmine, perdendo per sempre la sua originaria forma. Venne in seguito restaurato con il contributo dei fedeli. Il Pronao, costruito addossato alla facciata, è andato distrutto in seguito al terremoto del 1968. Al suo interno si presenta con un’unica navata, e riprende lo stile barocco siciliano, con pregevoli stucchi, realizzati nel 1722 da Nicolao Curti da Castelvetrano.
La volta a botte interamente affrescata ad opera del sacerdote Francesco Lo Cascio da Chiusa Sclafani, rappresentante il Trionfo dell’Agnello. Ancora si trovano disposte lungo le pareti le statue in gesso degli Apostoli, e sotto la navata vi è un accesso alla cripta ospitante un ossario.
Nell’abside si conservava un meraviglioso Crocifisso, portato, secondo una pia tradizione, dagli Albanesi dalla penisola balcanica. Il Crocifisso è posto in una “vara” di legno dorato magistralmente scolpita dallo scultore Benedetto Marabitti, nel 1639. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito numerosi danni, restaurata nel 1606, conobbe un momento di splendore nel 1958, fino al crollo del Pronao (1968). Il 23 giugno 2018, la Chiesa venne nuovamente riaperta al culto, con la celebrazione della Divina Liturgia presieduta dal Vescovo Giorgio Demetrio Gallaro.